Manifesto della fotografia futurista

"La fotografia di un paesaggio, quella di una persona o di un gruppo di persone, ottenute con un'armonia, una minuzia di particolari ed una tipicità tali da far dire: "Sembra un quadro", è cosa per noi assolutamente superata"


Questo è l'incipit del manifesto della fotografia futurista pubblicato nel 1930 a firma di Filippo Tommaso Marinetti e dell' "aeropittore" Tato. 

In questi giorni mi è capitato di vedere diverse immagini degli anni 30 e anche precedenti come alcuni esperimenti di "fotodinamica" di Anton Giulio Bragaglia del 1910 e in un attimo mi sono reso conto con assoluta certezza che la fotografia ha un debito di riconoscenza nei confronti di questi pionieri enorme. 
Infatti la fotografia post bellica, quella degli anni cinquanta e sessanta, la nostra fotografia dell'era digitale, la fotografia di moda e pubblicitaria, la foto sportiva, la fine art e persino la fotografia documentaristica  attingono a piene mani a stili e forme della fotografia futuristica.
Due righe di storia forse sono utili, erano i primi anni del novecento e due fratelli Anton Giulio e Arturo Bragaglia iniziano a sperimentare la "fotografia dinamica" ossia la possibilità di riprodurre il gesto in movimento in un immagine utilizzando tempi lunghi quanto il movimento stesso, con il risultato di evidenziarlo nella smaterializzazione dei corpi come preconizzato dal concetto artistico futurista. Siamo nel 1910 e risulta immediato immaginare la complessità tecnica di tale realizzazione che perlatro avvicinava all'arte il concetto di fotografia, cosa questa che suscitò diversi malumori in personaggi come Balla e Boccioni che in qualche modo osteggiarono e avversarono la fotografia proprio perchè così entrava a pieno diritto nel concetto artistico avvicinandosi e accostandosi alla pittura dinamica del periodo.
Giacomo Balla - Dinamismo di un cane al guinzaglio 1912 
Anton Giulio Bragaglia - Inchino 1911
Queste diatribe in qualche modo vennero da un lato alimentate dall'altro smorzate e tenute a freno da Marinetti padre e fondatore del futurismo che invece si dimostrava molto attento alle sperimentazioni e alle innovazioni e quindi anche a quanto avveniva nel mondo della cinematografia e della fotografia.
Per questo motivo nel 1930, insieme con l'"aeropittore" Tato (Guglielmo Sansoni), scrisse il manifesto della fotografia futurista che risultò essere oltre che una vera e propria rivoluzione anche un modo per porre le basi per una serie di sperimentazioni che da quel momento in poi saranno fondamentali per lo sviluppo dello stile fotografico delle generazioni a venire.
Proviamo a vedere e confrontare alcuni punti di questo manifesto cercando le influenze nella fotografia odierna.

"1° Il dramma di oggetti immobili e mobili; e la mescolanza drammatica di oggetti mobili e immobili; 2°il dramma delle ombre degli oggetti contrastanti e isolate dagli oggetti stessi; 3° il dramma di oggetti umanizzati, pietrificati, cristallizzati o vegetalizzati mediante camuffamenti e luci speciali; "


Elio-Luxardo - Scarpa 1940
Loubutin advertising 2009
In questa immagine vediamo un esempio di commistione e mescolanza di oggetti che insieme ad un uso delle luci portano alla realizzazione di uno still life che richiama in maniera prepotente immagini ben più glamour e sofisticate come quelle di alcune campagne pubblicitarie di brand blasonati, ad esempio è del 2009 la campagna di Loubutin dove le sue scarpe gioiello vengono inserite in contesti immaginifici immobili e con un uso particolare delle luci che richiama la pittura barocca ma che in definitiva ricorda molto da vicino il concetto di unione di oggetti diversi e non congrui e la drammatizzazione degli oggetti mediante le luci. 


Tato - Il borghese perfetto 1930
Questo esempio può essere affiancato a una notevole quantità di immagini che il nostro attuale immaginario ci propone ad esempio umanizzare gli oggetti come lo stesso Tato aveva realizzato in diverse sue opere fotografiche o porre l'accento sulle ombre è stato fonte di un lavoro intenso da parte di diversi fotografi che hanno fatto di questa ricerca un loro preciso stile distintivo. 
Ad esempio fotografi di moda come Guy Bordin hanno sempre cercato di provocare a partire dai loro primi lavori dove l'uso delle ombre risulta marcato come in questa immagine del 1972 e la commistione tra umano e inanimato diventa massima in questa altra sua immagine che rappresenta in toto il suo stile. 


Guy Bordin
Efrem Raimondi - Contact

Altri fotografi come l'italiano Efrem Raimondi hanno evocato spesso concetti legati alla sperimentazione futurista portandoli in ambiti fotografici più tipicamente legati al design o al ritratto con risultati sorprendenti e assolutamente attuali e provocatori.
Ne sono esempi alcuni suoi lavori come "Contact" dove l'unione uomo oggetto risulta essere intersecata e assolutamente completa. Perlatro tutta la produzione di Efrem Raimondi è avanguardistica e splendidamente imperfetta, provocatoria e disturbante per molti puristi. Foto mosse, sfocate inquietanti specie se ritratti che non ci riportano immagni quiete ma che rivelano strati profondi e che possono essere rivelatori di altri io e che sono assolutamente riferibili alla possibilità di esplorazione futurista della "composizione organica dei diversi stati d'animo della persona"


"10° le amorose o violente compenetrazioni di oggetti mobili o immobili; 11° la sovrapposizione trasparente o semitrasparente di persone e oggetti concreti e dei loro fantasmi semiastratti con simultaneità di ricordo sogno;  "


Wanda Wultz - Io+gatto 1932
Tato - Aereoritratto del poeta Mino Sommenzi 1934
Queste altre voci del manifesto della fotografia futurista sono assolutemente attuali e ad oggi fanno parte in assoluto del nostro immaginario fotografico e quotidiano. Anzi potremmo quasi dire che sono ispiratrici di tante manifestazioni artistiche fotografiche e non. Se pensiamo alla realizzazione delle opere di fotografi come lo stesso Tato, che realizzò una serie di ritratti con la sovrapposzione di oggetti in una serie di fotomontaggi pioneristici con effetti decisamente molto al di là delle più rosee prospettive di photoshop, o di Wanda Wultz autrice di un magnifico autoritratto dal titolo "io+gatto" del 1932 che può essere considerata quasi l'antesignana di una attuale "cat woman". Queste sperimentazioni hanno influenzato fotografi di altissimo livello come ad esempio Giovanni Gastel che io attualmente considero il più estroso e artistico dei fotografi. Gastel nella sua carriera ha realizzato delle serie fotografiche con fotomontaggi assolutamente poetici e interessantissimi come la serie degli angeli caduti o la campagna per la Chopard dove gioielli, ali di farfalla e profili femminili si fondono in un unicum assolutamente irreale e fantastico.
Giovanni Gastel a sx campagna Chopard a dx Metamorfosi
Ovviamente questi sono solo degli esempi, e vi invito a vedere le immagini di questi maestri e a cercarne altre anche se ritengo che il concettualizzare in maniera assoluta ed i parallelismi siano riduttivi, ma risulta anche interessante cercare queste analogie per capire come la voglia di sperimentare in ambito fotografico sia stata sempre basata sul concetto di innovazione e in definitiva sul concetto di imperfetto... si di imperfetto perchè il detto "sembra un quadro" equivale al nostro più recente... "che bella foto sembra una cartolina" che corrisponde alla morte della fotografia.

In un mondo come il nostro, social e confuso dove siamo bombardati da immagini sempre più definite e dove ci si definisce fotografi e artisti in base spesso all'ultimo modello di macchina fotografica e non alle idee, credo come sempre che tornare un pò indietro alla voglia pioneristica di sperimentare e di cercare soluzioni nuove, possa in qualche modo essere linfa vitale per un mondo ormai sempre più stereotipato e omologato. Come già in altri post avevo scritto la tecnologia non deve essere lei stessa la rappresentazione artistica ma solo un mezzo da usare per potere trovare nuove idee e una nuova strada sicuramente non perfetta ma che abbia realmente qualcosa da dire al di là degli effetti dei filtri di instagram...


Gianfranco Spatola 2017 Autoritratto futurista



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